il saggio del profitto in Marx
il saggio del profitto in Marx
giovedì 1 novembre 2012
Il capitalista investe del denaro D per ottenere dell’altro denaro D’, che includa un guadagno.
D-> D’
D’-D=R (profitto)
R/D== saggio profitto
(questi passaggi sono del solo denaro, e avvengono nella sfera della circolazione)
ma come nasce R:
nel processo produttivo
abbiamo:
cc: capitale costante (macchinari, stabilimenti)
cv: capitale variabile (gli operai)
sv: il surplus prodotto solo da cv
quindi:
il capitalista trasforma il denaro D in mezzi di produzione, cc e cv
e ne ottiene un prodotto p (che contiene il pluslavoro sv) che trasforma sul mercato in nuovo denaro D’
cc+cv+sv= p (prodotto)
R=sv
e, chiamando r il saggio:
r= sv/(cc+cv)
introduciamo due grandezze: il saggio di sfruttamento e, cioé il rapporto sv/cv, che ci dice quanta parte della giornata lavorativa l’operaio lavora per se e quanta per il padrone
e la composizione organica del capitale, o, il rapporto cc/cv, che dice quanto macchinario usa una fabbrica in proporzione agli operai;
allora possiamo riscrivere, dividendo sopra e sotto per cv:
r= e/(o+1)
che ci dice che
il saggio del profitto é direttamente proporzionale al saggio di sfuttamento e inversamente proporzionale alla composizione organica.
Di qui nasce subito la famosa legge sulla caduta tendenziale del saggio del profitto:
infatti il numeratore é limitato (meno di tanto per sé l’operaio non può lavorare) mentre il denominatore tende a crescere continuamente: quindi il risultato finale col tempo diminuirà.
(Qui abbiamo supposto che tutte le quantità siano misurate colla stessa unità, che può essere fisica-il tempo di lavoro, o monetaria (il valore/prezzo della forza-lavoro): i conti non torneranno esattamente, anche perché in Marx c’é sempre stato un problema con la trasformazione valori/prezzi..)v. Marx, Il Capitale, voll I,II,III
e il profitterol
il saggio